Amore che vieni, amore che vai.

LASCIAR ANDARE CON AMORE E TROVARE IL TESORO NASCOSTO

Ti è mai capitato di sentire nostalgia, rimpianto per qualcosa (per un’esperienza, una fase di vita) o qualcuno che non c’è più? Di dirti che quel qualcosa o qualcuno non tornerà mai più e che è inutile continuare a cercare?

Oppure, al contrario, esserti pentita di aver aperto il cuore a quell’esperienza da cui sei uscita ferita e dirti “mai più”, non ci cascherò di nuovo, da ora in poi faccio da sola.

Nell’uno o nell’altro caso, sei ancora legata, non hai lasciato andare veramente. Dolore, rabbia, colpa, gelo sono ancora presenti e ti impediscono di girare pagina veramente. Ti impediscono di vivere nuove opportunità.

Qualcuno magari pensando di aiutarti ti dirà, vedrai col tempo passa. Beh, non è così. Il tempo da solo non basta. Si il dolore si attenua, la rabbia si affievolisce ma basta un niente per riaccendere, una foto, un ricordo.

L’esperienza della perdita appartiene a tutti. Il cambiamento è la regola centrale della vita: nulla può fermarsi a lungo. Ogni cosa ha un inizio e una fine. Anche le montagne, anche il nostro pianeta. Ma questo non ci consola, non basta saperlo per non provare dolore.

Da bambini ci formiamo e ci plasmiamo attraverso i legami. Questa connessione è fondamentale per la nostra sopravvivenza, senza un adulto che si prenda cura di noi non potremmo vivere a lungo. L’attaccamento è quindi un programma biologico legato alla sopravvivenza. Ma anche da adulti abbiamo bisogno di relazioni, di persone di cui fidarci e a cui affidarci. Siamo animali sociali, nel corso di tutta la nostra evoluzione siamo sempre vissuti in gruppi. E anche se ora questa consapevolezza si sta affievolendo, il bisogno profondo rimane. Tendiamo a legarci non solo alle persone, ma anche ai luoghi, alle idee e agli oggetti. L’attaccamento ci accompagna lungo l'intero percorso della vita.

Lo sapeva bene il Budda, che lo mette tra le principali cause di sofferenza.

È un meccanismo naturale e non possiamo bypassarlo.

Possiamo però imparare a gestirlo. Possiamo imparare a lasciar andare scoprendo i tesori nascosti sotto il gelo della perdita.

Scoprire come ogni fase di vita, ogni esperienza di amore ci aiuta a definirci a diventare autonomi, senza per questo chiudere il cuore, anzi rigenerando come l’Araba Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, sempre nuova energia d’amore. A partire dall’amore per te stessa.

Eh s'ì, perchè l’amore lo impariamo da bambini attraverso il contatto con gli altri, con i nostri genitori in primis, ma poi crescendo a questo amore ‘orizzontale’ tra me e te, se ne aggiunge un altro altrettanto importante, quello ‘verticale’ tra te e te. E’ questo il senso delle parole del Cristo: Ama il prossimo tuo come te stesso”. Quindi per amare gli altri in maniera adulta bisogna imparare ad amare se stessi.

Le perdite ci spingono in questa direzione. Ci fanno crescere, ci fanno maturare.

Possiamo imparare a lasciar andare, senza dimenticare. Lasciar andare senza congelare il cuore. Possiamo imparare a riconoscere i doni che quell’esperienza, quella relazione ci ha portato. E questi tesori li possiamo utilizzare per noi ora, nel presente e nella nostra vita per costruire un futuro più ricco e più pieno.

E’ questa l’alchimia che trasforma la pietra in oro.

Dopo la fine del mio matrimonio, durato 21 anni, mi sentivo persa. Non sapevo neppure bene chi fossi, tanto era forte il legame che si era creato tra noi, come coppia. Ma l’amore che ho vissuto è stato prezioso e non lo darei via per nessuna cifra.

La separazione mi ha obbligato a guardarmi, ho dovuto imparare a ricostruirmi. E’ stata un’esperienza molto dolorosa ma che è stata anche l’inizio di un percorso prezioso di individuazione di me stessa.

Per prima cosa è importante sentire e comprendere le reazioni che questo suscita in me la perdita.

1) Posso sentire rabbia verso qualcuno o qualcosa, si va a cercare il ‘colpevole’ che mi ha portato via quella cosa, quella persona. Il medico che non ha saputo curare, la società che mi ha impedito di seguire il mio sogno, il destino o la sfortuna.

2)Oppure ci assale il senso di colpa, “Non ho fatto abbastanza”,” Avrei potuto…". In questo caso la rabbia la indirizziamo verso di noi e ci tormentiamo con i ‘se’ e i ‘ma’. Meglio provare colpa che sentire il dolore della perdita.

3) Anche sminuire l’oggetto dell’amore perduto è una buona maniera per evitare di sentire il dolore. Succede spesso nelle separazioni: l’ex diventa qualcuno che non vale niente. Un grande s….o. Anche perchè, quando finisce una relazione, spesso assieme alla persona se ne va anche il sogno di vivere l’amore, di aver trovato la persona giusta, delle cose che avremmo potuto vivere e costruire assieme.

4) Se invece non sente niente, tendo a minimizzare, a negare la perdita scelgo (inconsciamente) la strada dell’anestesia.

Tutte queste strategie, umane e comprensibilissime, mi allontano dal lasciar andare.

E per non lasciar andare posso anche

5) idealizzare la cosa, il sogno, la persona. Non ce ne sarà più un’altra uguale, un’altra in grado di darmi le stesse sensazioni, le stesse emozioni.

Mi chiudo così la possibilità di vivere nuove esperienze, nuove avventure, nuovi amori,

COME POSS0 FARE ALLORA?

Devo avere il coraggio di attraversare il dolore della perdita. Sentire il vuoto che ha lasciato nella mia vita. E allo stesso tempo andare a recuperare quanto di buono e di bello quella cosa, quella esperienza, quella persona mi ha fatto percepire.

Per farlo ho bisogno di parlare il linguaggio del mio profondo, fatto più di sentire e vedere che non di parole e pensieri. Entrare in contatto con il tesoro della magia che ho vissuto e rendermi conto che è qualcosa che mi appartiene, che è mio e lo è sempre stato. Come un seme, una ghianda ha bisogno del terreno e del nutrimento adatto per sviluppare la quercia che c’è in sè , così quelle mie qualità hanno avuto bisogno di incontrare quella persona, di fare quell’esperienza perchè io potessi accorgermi di loro e viverle, Ora però le conosco e le posso contattare e usare nel presente e con chi voglio.

Spesso, i lutti non elaborati rimangono sepolti nel nostro profondo senza che ne siamo consapevoli, ma ci impediscono di voltare veramente pagina e vivere appieno il presente.

Per questo motivo, desidero che tu sappia che puoi proseguire il tuo viaggio verso l'integrazione attraverso sessioni individuali, durante le quali potrò guidarti in maniera dedicata e protetta ad esplorare le tue specifiche esperienze. Se deciderai di valutare questa opportunità per continuare il tuo percorso personale di esplorazione e crescita, sarò al tuo fianco per fornirti il supporto necessario.

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