“Il rapporto con il proprio padre è sacrosanto, anche se il padre è un mafioso incallito.”

… inizia così l’intervista pubblicata su Repubblica del figlio del cugino di Messina Denaro, Giuseppe Cimmarosa camorrista pentito.

Un’affermazione che può suscitare perplessità in molti. A leggerla con occhio sistemico risulta forte ma certamente vera.

Spesso siamo in contrasto col padre: critici rispetto a quello che ha fatto o non fatto con noi, per noi. Tendiamo a dimenticare, a sottostimare la cosa più importante in assoluto: lui ci ha trasmesso la vita. Un dono talmente grande da non poter mai andare alla pari. Mi pare già di sentire obiettare da qualcuno “eh, ma non glie l’ho mica chiesto io!”. E quindi il dono è meno grande per questo? Siano gli unici animali che pretendono qualcosa dai loro genitori. Mai sentiti un leone, un tonno, un’aquila recriminare: “Non mi hai dato abbastanza!”

“Ma dai gesti di un genitore criminale bisogna dissociarsi» aggiunge Giuseppe Cimmarosa e racconta «Sono stato io a convincere mio padre – dopo l’arresto avvenuto nel 2016 - a parlare con i magistrati». Svelando una seconda legge sistemica: solo se tieni il padre nel cuore puoi dissociarti dai suoi comportamenti. Lo ringrazi per il dono della vita e da qui prosegui per la tua strada. Se invece lo disprezzi, lo rifiuti, una parte di te profonda e invisibile ti farà ripercorrere la sua di strada. La fedeltà sistemica è più forte. L’amore profondo per chi ti ha trasmesso la vita è più forte. Se non viene percepito in maniera esplicita si farà strada in altri modi sotterranei, tra cui ripetere i comportamenti del padre. Finché stai nel rifiuto non sarai veramente libero di scegliere. Il no, tiene legati. Il sì, libera.

Ho passato tutta la vita a cercare di essere diverso da mio padre e ora mi ritrovo ad essere come lui.

Volevo un destino diverso da mia madre e ora mi accorgo che ripeto le stesse sue scelte.

Volevo educare i miei figli alla mia maniera e mi scappano le frasi e le occhiatacce di mia madre/padre.

È dura da digerire, ma più scappiamo da qualcosa più questo qualcosa si ripresenta. Non è tanto una questione di dover scontare, quanto che quello che nel nostro mondo interiore non è integrato, risolto, prima o poi riaffiora.

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